Domenica 28 febbraio alle ore 18.30 presso il Teatro Nuovo di Salerno, va in scena
"DOM(I)NA" - spettacolo con coreografie di Loredana Mutalipassi. Concept di Loredana Mutalipassi.
Lo spettacolo fa parte della rassegna "Atelier-spazioperformativo", curata da LAAV - Teatro Grimaldello - ArteStudio.
Biglietti: 10 euro (intero) - 8 euro (ridotto studenti 15/22 anni)
Note di regia - "Dom(i)na
Il viaggio, l'allontanamento, il ritorno...
L'esperienza che arricchisce l'essere, lo trasforma, in qualche maniera lo condiziona...
A poco a poco finte impalcature di consapevolezza si pongono a finto sostegno della realtà: una realtà che finisce per sostentarsi di luoghi comuni, abitudini ataviche, modi di essere altrui che sedimentatisi nell'uso diventano legge.
Ma c'è un luogo nell'intimo di ciascuno che si chiama “memoria”: il grembo, la nicchia, la stanza segreta... una memoria che custodisce ricordi ed emozioni di esperienze realmente vissute, attraverso però questa sovrastruttura culturale. Eppure, nella lontananza della nuova prospettiva, l'impalcatura si smonta o, meglio, lentamente si dissolve come nebbia al sole... la memoria individuale diventa memoria collettiva.
Basta un ritorno, di qualsiasi genere, reale o immaginato... il ritorno è sempre conseguenza di un allontanamento, di quella esperienza che consente all'essere di guardare la fotografia non più in un primo piano ma a inquadratura intera, scorgendo finalmente tutto ciò che la costituisce e che l'ha condizionata. E allora risorge un passato che non è quello personale, ma quello che ci appartiene, che quasi ci costituisce inconsapevolmente, perchè frutto semplicemente del nostro essere figlie. E pian piano il campo si allarga: diventa memoria ancestrale...
L'acqua, l'aria, la terra... l'eterno femminino incarnato in culti antichi e moderni, sospeso nella cultura mediterranea tra il matriarcato e la schiavitù, dalle primitive forme di culto della femminilità-fertilità, alle madonne della cultura popolare passando per le grandi eroine della tragedia.
DOM(I)NA rappresenta l'evoluzione e il completamento (forse?) di C-Hera, un ulteriore sviluppo della riflessione in forma coreutica sulla femminilità.
Nel dialetto cilentano “chera” sta per “quella”, “lei”... epiteto familiare, affettuoso o severo a seconda delle occasioni, per riferirsi alla “lei” di turno: figlia, madre, moglie, amica, amante, passante.
Nella pièce precedente, in qualche modo contenuta e stemperata nel liquido amniotico di DOM(I)NA, il gioco di parole la faceva da padrone: un caso sicuramente per C-hera, o Kera, (ma un caso estremamente ricco di rimandi) la presenza nel nome della madre, la terra, la fertilità, culto ancestrale della piana del Sele, che è stato particolarmente prolifico di atmosfere e ispirazioni anche nella scelta musicale, e dell'argilla, plastica nelle mani dell'uomo.
Nella performance nessuna sentenza, solo suggestioni dal satellite, che, si sa, mostra sempre la stessa faccia, ma questo non vuol dire che non ne possieda un'altra, nascosta...
(Loredana Mutalipassi)